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Musa. Museo degli strumenti musicali
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All'inizio degli anni '90 fu deciso di riorganizzare la gestione dell'intero patrimonio storico dell'Accademia, inclusa la collezione di strumenti musicali. La raccolta fu sottoposta ad una intensa campagna di documentazione, indagine e ricerca. Fu verificato lo stato di conservazione di tutti gli strumenti e, laddove necessario, si procedette anche ad alcuni interventi di restauro conservativo.

Per rendere la collezione accessibile fin da subito al più ampio pubblico, nel 1993 fu organizzata una prima esposizione di alcuni strumenti selezionati tra i più significativi e con l'occasione fu pubblicato il catalogo "Il liuto e la lira. Verso un recupero del Museo Strumentale dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia". Nel contempo fu dato nuovo impulso alle donazioni e agli acquisti di pezzi da destinare al museo, che acquisì alcuni nuclei etno-organologici - fra i quali gli strumenti raccolti dal compositore Enrico Terni - singoli strumenti di tradizione colta, oltre a ciò che si era conservato della bottega del liutaio romano Rodolfo Fredi. L'ultima acquisizione in ordine di tempo risale alla prima metà del 2007, quando il museo ha ricevuto in dono dalle figlie il laboratorio del liutaio Dante Regazzoni.

Queste diverse attività si protrassero negli anni successivi, nel corso dei quali si cominciò a progettare un allestimento più stabile, composto di teche espositive che potessero garantire il miglior livello di conservazione al maggior numero di pezzi della collezione. Alla fine del 1999, alla vigilia del Giubileo, fu quindi inaugurata una nuova esposizione nei locali di via della Conciliazione. L'Accademia di Santa Cecilia era, comunque, in procinto di ottenere una nuova sede, idonea a riunire, finalmente, tutte le attività della fondazione nel Parco della Musica. L'intera Accademia e il suo patrimonio storico iniziarono un lungo trasferimento e una nuova, completa riorganizzazione.

Una prima, estremamente scenografica esposizione degli strumenti fu allestita nello spazio Risonanze, affiancandoli a disegni di Paul Klee e un "mobile" di Alexander Calder, Humtulips. Fin da subito, però, si delineò l'ipotesi di un luogo più raccolto, più adatto ad accogliere permanentemente il museo e a rispondere ai compiti conservativi, scientifici e divulgativi che gli sono propri. L'architetto Renzo Piano tradusse il pensiero in un nuovo progetto qualche anno più tardi.

In un'intervista del 2004 Piano affermò «L'idea che mi viene è che nell'esposizione degli strumenti si debba entrare come se fosse una cassaforte, il caveau che contiene il tesoro dell'Auditorium».
Oggi i "gioielli" dell'Accademia di Santa Cecilia, gli strumenti musicali raccolti nei secoli dall'istituzione, hanno trovato così un nuovo "scrigno" dove essere conservati con la dovuta cura, ammirati e fruiti dal pubblico di appassionati che segue le attività dell'Accademia e i concerti dell'Auditorium.